Lavoratori italiani in Australia

Era un giorno come un altro al lavoro, quando tra i tavoli noto una faccia familiare: Marinella. Signora sulla cinquantina o forse più, nata in Australia da genitori italiani: fin qui niente di nuovo, ad Adelaide sei un caso raro se non hai almeno un discendente italiano. Ma a differenza di tanti emigrati o figli o nipoti di emigrati, che non sono mai o quasi mai tornati in patria e che conservano l’immagine del Bel Paese com’era nel dopo guerra, Marinella è sempre tornata in Italia, almeno una volta all’anno durante tutta la sua vita. Oltre a questo, si è sempre mantenuta aggiornata sulle novità; parla, legge e scrive un italiano ottimo (molto meglio di alcune persone nate e vissute in Italia); si interessa di letteratura e arte italiana; è molto coinvolta nella vita degli italiani di Adelaide; e soprattutto, ha un’opinione sincera, profonda e intelligente dei problemi che affliggono lo Stivale al giorno d’oggi.

E così, tra un caffè e un cliente da servire, si chiaccherava del più e del meno, e le raccontavo come mi avessero chiesto di diventare manager alla Bakehouse e come, dopo soli 3 mesi di lavoro, fossi già considerata una “senior”. Abituata ai ritmi dell’Italia dove, se non sei amica/parente/conoscente di, è difficilissimo fare carriera, soprattutto in tempi breve, mi ha molto scioccata questa mia ascesa così veloce (seppur nel piccolo mondo della Bakery). Ma Marinella non ne è rimasta per niente sconvolta, anzi, mi ha risposto: “Per forza, sei italiana, e lavori un sacco, mentre questi australiani non fanno un c…o!”. Ed è stato come ricevere una secchiata d’acqua in faccia! Con questa semplice frase Marinella ha ribaltato anni e anni di pregiudizi, commenti e discussioni che ho dovuto affrontare per smentire (o almeno in parte) lo stereotipo dell’italiano pigro, del lavoratore stanco. Dagli Stati Uniti alla Francia, per anni ho subito prese in giro, scherzi, commenti sul fatto che al sud i negozi sia chiusi tra mezzogiorno e le 4, che tutti (ma tutti chi poi?) facciano la siesta e che, quando possibile, in Italia il sistema più collaudato sia quello dello scarica barile. Purtroppo non posso che confermare quest’ultima cosa, e sicuramente i lavoratori italiani in Italia non brillano per stakanovismo e voglia di lavorare, ma devo ammettere che i lavoratori italiani in Australia sono l’eccezione che conferma la regola.
Gli italiani qui sono visti come imprenditori e come lavoratori seri. Poco più che contadini quando hanno lasciato l’Italia, qui si sono fatti un nome, hanno aperto negozi, creato associazioni e organizzazioni. Niente a che vedere con i pigri compaesani che hanno lasciato nel Bel Paese! Qui in Australia noi italiano abbiamo un’ottima reputazione, che non voglio assolutamente rovinare in nessun modo, e, nel mio piccolo, cerco di confermarla. Il mio capo l’altro giorno ha commentato che noi italiani lavoriamo sodo e non avete idea di quanto questo mi abbia fatto sentire orgogliosa!

Last Updated on 23/12/2020 by Diario dal Mondo

0 thoughts on “Lavoratori italiani in Australia

  1. Ah cavoli… Non me lo sarei aspettata!!!

    Sono contenta della tua soddisfazione per aver ricevuto complimenti =).

    Mi hai confermato che in Australia veniamo apprezzati e molto (se dimostriamo di farci in quattro,ovvio!).

    Purtroppo non è sempre così dappertutto ma questa è la nostra cultura, con pro e contro.

    Un abbraccio Cla!

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