Tornare a casa… ma la casa dov’è?

Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho volato sopra New York. Era il dicembre 2003 e stavo per passare il mio primo (e per il momento ultimo) Natale americano nella Grande Mela. Ricordo che il mio host dad insistette per farmi sedere vicino al finestrino per farmi ammirare il panorama della città illuminata… E che panorama! Milioni e milioni di luci che si estendevano in ogni direzione, intervallate ogni tanto da buchi neri là dove l’oceano incontrava la città. Con il naso incollato al finestrino, guardavo a bocca aperta lo spettacolo di New York sotto di me… Non credevo di poter vedere niente di più bello! Finché non sono ritornata a Seattle, e sorvolando le magnifiche montagne innevate dello Stato di Washington, ho capito che ai miei occhi l’artificialità di qualsiasi città non potrà mai battere la bellezza della natura.

Finché non sono arrivata a Sydney: dopo il giallo e il rosso dell’outback australiano, e il verde delle montagne alle spalle della città, improvvisamente iniziano gli infiniti quartieri della Greater Sydney, con le sue casette e le piscine… E man mano che ci si avvicina alla città, ecco spuntare i primi rami della baia, che come un polipo si addentra nei quartieri cittadini. Gli yacht, le barche a vela, i traghetti: la bellezza di Sydney è tutta qui, in queste baie, in queste spiaggette… qui dove natura incontra la città. Sydney è la città che mette in discussione ogni mia certezza, Sydney è la città che mi confonde, Sydney è la città delle contraddizioni. Ma Sydney è casa mia. La mia casa lontano da casa.

Photo courtesy of www.johnanthonycurran.com
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Ogni volta che arrivo a Sydney, non importa da dove, provo quella bellissima sensazione di essere tornata a casa. L’unica sensazione più forte la provo quando atterro a Milano. Quella è la mia casa casa, e nessun altro posto al momento mi suscita le stesse emozioni. Ma Sydney è la mia casa lontano da casa. Quella baia, quelle barche, quelle casette, quei colori, sono ora tutto il mio mondo.

Una volta quelle sensazioni le provavo alla vista di Adelaide. Passato il rosso del deserto e il verde delle colline, scorgevo da lontano la città che il mio Avvocato chiamava casa. Adoravo i sobborghi bassi di Adelaide, il suo piccolo centro città e le sue strade larghe. In un battibaleno riuscivo ad individuare più o meno il suo quartiere, e allora sorridevo come una scema appiccicata al finestrino.

Adesso l’arrivo ad Adelaide non mi suscita praticamente più niente. E pensare che per 2 anni circa quella è stata casa mia. Ma pur essendo meno di due ore di volo, era dal Natale scorso che non ci tornavo. Quando sono atterrata prima, e mentre in macchina andavamo verso la casa dei suoceri poi, non provavo nessuna emozione. Non mi sembrava in nessun modo di essere tornata in un posto che chiamavo casa.

Photo courtesy of www.skyscrapercity.com
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Finché non ho messo piede nel CBD (centro-città) con la scusa di un caffè con una mia lettrice. Ogni strada, ogni angolo, ogni palazzo custodiva un ricordo. Qui è dove abbiamo parcheggiato per andare alla prima udienza della mia causa contro J. e là è dove l’Avvocato andava a lezione; questo era il mio caffè preferito e quella la panetteria dove mi fermavo prima degli allenamenti del giovedì; e così via. Improvvisamente, passeggiando tra le statue, i negozi e le panchine di Rundle Mall, ho realizzato che con questa città non ho ancora chiuso.

E chiaramente non sono l’unica… per l’Avvocato la questione è ancora più complessa. Lui ad Adelaide ci è nato e cresciuto, ci ha vissuto 26 anni, e per lui Adelaide dovrebbe essere casa. Eppure non lo è. Non più. Non completamente. Da quando i suoi hanno cambiato casa, tornare ad Adelaide per lui non è più la stessa cosa, e Sydney ha cominciato a sembrargli sempre più casa. Ma a questo giro, dopo qualche giorno al mare, e prima di ripartire per Sydney, ha voluto farsi un giro per le strade delle sua città, rivedere posti familiari, ricordare e pensare.

E così siamo usciti in macchina e abbiamo girato per l’Adelaide dei suoi primi 26 anni. Siamo passati dalla casa in cui è cresciuto, e ammirato con malinconia le modifiche che hanno apportato i nuovi proprietari. Ci siamo fermati in quella che era stata la nostra prima casetta insieme, ma della catapecchia in cui abbiamo vissuto non c’era più traccia: qualcuno ha comprato l’intero blocco di terra, tutte e 5 le casette, ha sistemato l’esterno, rendendolo molto più glamour di com’era all’epoca, e ora sta rivendendo il tutto. Abbiamo ripercorso la strada che faceva tutte le mattine per andare al liceo, ho rivisto i luoghi dove ha conosciuto quelli che ancora oggi sono i suoi più grandi amici e riascoltato storie che so a memoria. Siamo passati dal mio primo lavoro – che ho tanto amato -, dal secondo che ho mal tollerato, e dal terzo che tutto sommato mi andava bene. Abbiamo ammirato con orgoglio il nuovo stadio di cricket della città e il ponte pedonale che attraversa il fiume collegandolo alla centro-città.

photo courtesy of worldlandscapearchitect.com
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Un bagno di ricordi. Della sua infanzia e giovinezza. Della nostra prima vita insieme. È stato molto bello. Molto triste a volte, molto nostalgico, molto intimo. Ma molto bello.

Ma mi ha fatto riflettere molto… Tornare ad Adelaide per l’Avvocato significa tornare a casa? O quello è il rientro a Sydney? E per me? Adelaide, Sydney, Milano, Seattle, Grenoble….? Casa mia dov’è? Come dicevo all’inizio di questo post, per me non c’è dubbio: CASA mia, in questo momento della mia vita, rimane Milano e l’Italia… ma l’altra casa, la casa lontano da casa, è indubbiamente Sydney e l’Australia.

Questa è la mia casa… la casa dov’è?
la casa è dove posso stare in pace

Jovanotti

Last Updated on 14/07/2021 by Diario dal Mondo

10 thoughts on “Tornare a casa… ma la casa dov’è?

  1. Per me casa è quella di poschinger straße, cioè non Berlino, proprio la strada in cui vivo e le mura che ci circondano. Per me il significato di casa è proprio piccino.
    Non è una città. Non è decisamente Palermo e non è nemmeno Berlino. Forse un po Lipsia lo è stata

    1. Ti capisco… E sicuramente hai ragione, a volte casa sono le nostre 4 mure,lì dove ci sono gli affetti, le nostre cose, i nostri ricordi…

  2. Io continuo a dire “torno a casa” se da qui vado in Italia, ma se sono in giro (in viaggio altrove o in giro per gli Usa) tornare a casa e’ tornare a Columbus…

  3. Nel micromondo accademico di Londra ci si chiede l’un l’altro non “Where are you from” ma “Where’s home to you”, che a me piace sempre tanto. Permette tutte le sfumature, sfasature, che uno desidera… 🙂

  4. Condivido in pieno i tuoi pensieri. Io e mio marito abbiamo vissuto in diverse città italiane e Casa è sempre diventata il luogo dove noi due abitavamo finalmente insieme, dopo lunghi anni di inseguimenti. Ora Casa sta per diventare Perth, ma cosa diremo l’anno prossimo quando torneremo in Italia? Forse ci verrà naturale dire che andiamo dai nonni? Di sicuro noi siamo Italiani e lo rimarremo sempre. Io e la mia primogenita siamo nati a Milano, G e la piccolina a Genova. Ci piacere fare battute sulle diversità tipiche degli abitanti delle due città, fa parte della nostra cultura e caratterizza la nostra famiglia formato “lumaca” 😉 Buon ritorno a Casa!

    1. Spero che l’Italia per voi resti sempre casa, ma spero anche che Perth e l’Australia lo diventeranno presto, perché è proprio difficile vivere in un posto dove non ci si sente a casa!

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