Good bye, my Big Willy

Everyone has a biological father. Many people have a dad worth of this name. Few are lucky enough to have two dads. I was among those few, albeit only for a short period. One raised me for 18 years, the other welcomed me into his home for only one year, but has loved me 13 more. When one left me, the other one filled the void. Albeit from far away. And now that he too is gone, who will fill that abyss in my heart? Continue reading “Good bye, my Big Willy”

Niente da perdere

Giovedì pioveva, il ciclone Debbie che nei giorni prima aveva colpito il Queensland aveva portato piogge anche a Sydney. Indossavo un tailleur nuovo, blu, dal bel taglio, comprato quando speravo di ottenere il lavoro per cui avevo fatto un colloquio. Colloquio che era andato molto bene, avevo fatto ottima figura e i 3 che mi avevano intervistato sembravano soddisfatti e contenti delle mie risposte. Ho aspettato due settimane per il risultato di quel colloquio. Ero nei top 3 candidati, ma alla fine hanno scelto un’altra persona con più esperienza nell’ambito del local government. The story of my life. Continue reading “Niente da perdere”

L’arte dell’attesa

Attendere fa parte della natura umana. Ma se chiedete a me, saper aspettare – senza perdere la testa – è una forma d’arte tra le più alte e nell’ultimo anno ho raffinato quest’arte fino a farne uno dei miei skills migliori… Questo è il risultato di 12 mesi di ricerca lavoro e attesa, una condizione non facile e sicuramente non piacevole in cui trovarsi. Ma tant’è, così è e anche a questo ci si fa l’abitudine. Continue reading “L’arte dell’attesa”

Il mio anno di scambio in America

Molto prima dell’Australia, e prima ancora della Francia, c’è stata l’America. Come forse saprete, la mia prima grande fuga all’estero é avvenuta tramite uno scambio scolastico, quando avevo 16 anni. Grazie all’associazione no-profit AFS/Intercultura, ho potuto frequentare la 4 liceo in una High School Americana, a Seattle, nello stato di Washington. Scopo di quest’esperienza con quest’organizzazione non era e non è solamente imparare la lingua, ma entrare nel vivo di culture diverse; conoscere la storia moderna come i ragazzi francesi, la fisica come gli studenti cinesi, l’arte che viene insegnata nelle scuole russe o finlandesi, la geografia in Australia, le scienze naturali in Tailandia…

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Il mio matrimonio multiculturale

Ognuno di noi è il frutto della nostra cultura, che a sua volta influenza il modo in cui i nostri genitori ci crescono, i valori che ci passano, il modo di affrontare determinate situazioni, ecc. All’interno di un matrimonio multiculturale, che ruolo hanno le rispettive culture nel rapporto? Il fatto di provenire da paesi profondamente diversi, con tutto quello che questo comporta, è di aiuto o di impedimento alla relazione? Continue reading “Il mio matrimonio multiculturale”

Good bye 2016, hello 2017

Questo 2016 é stato un anno quasi sempre bello e molto intenso sotto molti punti di vista. Un anno ricco di novitá, di arrivi e di partenze, di successi e di fallimenti, di viaggi (con 18 aerei presi quest’anno) e di scoperte. Insomma, é stato sicuramente un anno da ricordare. Non agognavo alla sua fine, ma non rimpiango che il 2016 sia finito. Riguardiamo insieme i 12 mesi che sono stati, attraverso i momenti piú salienti (e quelli da dimenticare) di questo anno appena finito.

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Perché amo il Natale

Da bambini il Natale é un po’ come il Sacro Graal: irrangiungibile. Se avete avuto un’infanzia come la mia, a ogni richiesta di giocattolo e simili i vostri genitori vi avranno risposto con un “te lo porterá Babbo Natale… se fai la brava!”. Da bambini, in quel singolo giorno dell’anno avrete riposto tutte le vostre speranze, desideri e aspettative: era semplicemente il giorno piú felice dell’anno! E poi siete cresciuti… 

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Fate quello che vi fa felici

Non avevo neanche 5 anni quando ho cominciato a fare danza classica. Ero uno stecchetto alto ma molto magro. Non ricordo se fossi stata io a chiedere di iscrivermi a danza o se fosse la sola opzione disponibile all’epoca nel mio paesello. Ma danza fu, e danza rimase fino ai miei 12 anni. Non penso di essere mai stata portata per la danza classica: ero goffa, mentre le altre si muovevano con grazia, i piedi non si piegavano quanto avrebbero dovuto, e certe torsioni decisamente non mi venivano naturali. Quando poi, precocemente, ho cominciato a svilupparmi, tutto è diventato  ancora più difficile, pesante e ingombrante. Nei saggi e nelle foto ero sempre quella in fondo, perché un paio di spanne più alta delle altre. Ero quella che non riusciva mai a trovare le scarpette da classico, perché già a 10 anni portavo il 41. Ho avuto una relazione molto complicata con la danza classica, fatta di molto amore e moltissime umiliazioni. Quando a 12 anni ho deciso di mollare – perché non sarei mai arrivata da nessuna parte, così mi era stato detto – lo feci con il cuore a pezzi, tirando un sospiro di sollievo. Continue reading “Fate quello che vi fa felici”

Benvenuta al mondo, baby Di

Benvenuta in questa vita, piccola Diana.
Non mi conosci ancora, ma io sono la tua zia. Questo é un ruolo nuovo per me e impareró a poco a poco, grazie al tuo aiuto, ad essere la zia migliore che posso. Saró la zia lontana, quella che sentirai poco e vedrai ancora meno. Saró la zia che ti vedrá crescere attraverso uno schermo, misurandoti a occhio e non modellandoti sul mio corpo. Saró la zia stramba, quella che ha mollato tutto per inseguire l’amore e il sogno di una vita felice fino in capo al mondo. Saró la zia di cui si parla ma che non si vede mai. Saró la zia che non riconoscerai e che non conoscerai.

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